Con un patrimonio di circa 400.000 capi, le vacche di razza Bruna allevate in Italia sono oltre 300.000, 120.000 i capi iscritti al Libro genealogico, 90.000 le vacche sottoposte ai controlli funzionali e di queste oltre il 90% è inseminato artificialmente.
Circa 6.000 gli allevatori – che attraverso gli Uffici del Libro genealogico, a livello provinciale, interprovinciale o regionale, aderiscono ai programmi di selezione – con una media di 21 capi per allevamento (di cui 14 vacche).
La Bruna italiana è una razza capace di dare ragguardevoli produzioni di latte di notevole qualità – con rese alla caseificazione nettamente superiori alla media, particolarmente adatto alla produzione di formaggi tipici – con buone rese in carne di qualità e con grande capacità di adattamento ai più svariati ambienti agricoli.
La produzione media italiana per lattazione è di kg 7.425 (incremento produttivo della razza da oltre un decennio è sull’ordine di +100 kg di latte all’anno), con il 3,59% di proteina e il 4,05% di grasso. Sulla base delle statistiche pubblicate dall’Associazione nazionale di razza (Anarb), i 20 migliori allevatori della Bruna non solo hanno produzioni medie di oltre 11.000 kg, ma la percentuale media di proteina si eleva a quota 3,79%. Questo dato fornisce con notevole precisione la misura della potenzialità della Bruna italiana: i migliori allevatori producono più latte e più ricco di proteina. Infatti, il potenziale genetico nei titoli di proteina nella Bruna italiana è molto elevato e i migliori allevatori, quelli che sanno esaltare al meglio le caratteristiche fenotipiche, alimentazione, sanità, gestione generale della stalla, ecc., raggiungono livelli di notevole valore e degni di attenzione. La vacca Bruna italiana viene inserita in molti allevamenti ad alta produzione lattifera per poter ritoccare, in senso positivo, la percentuale di proteina nel latte di massa conferito, al fine di raggiungere quei minimi percentuali che le normative Ue e italiane ora giustamente prescrivono anche per i latti alimentari.
Oggi, in una fase di congiuntura economica assai critica, l’allevatore gestisce la propria azienda in funzione di un rilancio economico: solo le razze che possono dare un reddito restano protagoniste del campo. La razza Bruna italiana è tra queste.
In merito al miglioramento genetico perseguito in Italia da Anarb, merita sottolineare la posizione d’avanguardia raggiunta dalla selezione italiana, tanto da suscitare l’interesse degli altri Paesi dell’Unione europea, dell’Est europeo e dei Paesi del Bacino mediterraneo. I motivi che hanno indotto la scelta italiana? Una maggiore percentuale proteica, conformazione e longevità. Anche gli Stati Uniti d’America, dai quali è partita la matrice di miglioramento di tutta la Bruna europea, e che hanno raggiunto un livello genetico molto elevato, sono interessati ai risultati ottenuti dalla genetica italiana, richiedendone l’utilizzo nei propri allevamenti.
La Bruna italiana è quindi in grado di proporre sul mercato seme ed embrioni italiani in concorrenza con altri Paesi europei e nordamericani.
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